Mi sento sempre insoddisfatto

  • 92
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
    92
    Shares

 

L’insoddisfazione non mi lascia mai!

 

Davide mi racconta: “Sono appena stato in vacanza, erano tre anni che lavoravo e sognavo di fare un bel viaggio. Appena partito, ho cominciato a pensare che forse sarei potuto partire qualche mese dopo. Mi sentivo in un continuo stato di insoddisfazione. Una volta a Parigi, non vedevo l’ora di tornare al lavoro e ora che sono al lavoro vorrei tanto essere da un’altra parte…”.

 

L’insoddisfazione è il rumore di sottofondo che accompagna le nostre giornate

 

insoddisfazione

Cosa accade?

Abbiamo preso una decisione ma continuiamo a rimuginarci sopra. Lo scontento ci corrode dentro, l’insoddisfazione è il rumore di sottofondo che accompagna le nostre giornate. Non riconosciamo il valore di ciò che facciamo, così come di ciò che abbiamo. La gratitudine è un sentimento che non ci appartiene. È come se avessimo perso la capacità di metter a fuoco ciò che ci piace veramente, perché con la mente siamo proiettati sempre da un’altra parte, negandoci il piacere di vivere in quel determinato momento.

Questo è il quadro tipico che caratterizza l’insoddisfazione che accomuna tutte quelle persone che non riescono a vivere pienamente e totalmente il presente perché dentro di loro e del tutto inconsciamente temono di perdersi qualcos’altro. Queste persone non riescono a sentirsi un tutt’uno con la decisione che stanno prendendo o con l’idea che stanno pensando.

Certo, in una società dove tutto è potenzialmente a portata di mano ma poco è concretamente raggiungibile per la maggioranza delle persone, l’insoddisfazione trova un terreno fertile dove poter proliferare mietendo vittime in ogni dove.

 

Come cambiare questo atteggiamento?

 

Intanto possiamo ricominciare a domandarci cosa ci piace veramente e se non troviamo risposte,  possiamo imparare ad essere tolleranti con noi stessi sospendendo il giudizio. Vivere felici è una stato mentale che si conquista gradualmente, iniziando ad accettare i propri limiti.

Le più frequenti forme di insoddisfazione sono legate ad alcuni bisogni fondamentali dell’essere umano come quello di appartenere e di sentirsi amati oppure sentirsi realizzati professionalmente, o ancora,  sentire il senso profondo della propria esistenza.

Spesso, tra le cause della nostra insoddisfazione possiamo rintracciare dei modelli educativi inadeguati. Probabilmente, dietro l’insoddisfazione perenne potrebbe anche esserci una ferita che ci riporta ai nostri primi anni di vita. L’infanzia infatti è un periodo fondamentale per il nostro sviluppo nel quale si determina una parte importante del nostro destino. Per esempio: se da bambini non siamo considerati per quello che siamo realmente, se mamma e papà ci riempiono di costanti critiche su come facciamo certe cose o su come ci comportiamo, per forza di cose svilupperemo una parte di noi ipercritica che si porrà come ideale un modello di sé troppo perfetto. Questo ci porterà a non essere mai completamente  soddisfatti aprendo un divario dentro di noi, tra la nostra parte emotiva e quella razionale, con la conseguenza di un doloroso conflitto.

 

Inoltre, è da non sottovalutare il potere dell’insoddisfazione cronica nell’evolvere in disturbi corporei come gastriti, ulcere, attacchi di panico perché i sintomi somatici  spesso rappresentano una soluzione di compromesso nei conflitti psichici.

 

Prima di concludere, vorrei spezzare, però, una lancia a favore dell’insoddisfazione. Una certa quantità di insoddisfazione è fisiologica nell’essere umano, è normale. È il motore che ci porta a progredire ed a miglioraci di continuo. Chi si sente insoddisfatto nella vita e mira ad una contentezza autentica, si prefigge degli scopi, si assume le responsabilità circa eventuali errori commessi. Partendo da questi impara ad elaborare risposte sempre più efficaci rispetto agli stati emotivi che vive in prima persona, non addossando colpe al mondo esterno, ma ricercando in se stesso le ragioni del proprio malessere.

Bibliografia

“Fiducia e sfiducia. Imparare dalle delusioni della vita” di Krishnananda, Feltrinelli editore

“Vivere momento per momento” di J. Kabat-Zinn, TEA editori

“Come ottenere una vera soddisfazione” di Zopa Rimpoche, edizioni Chiara Luce

“Armonia Benessere Felicità” di Anna Fata, Punto di Fuga Editore, 2005, Cagliari

 

photo credit: flickr

 

Per consulenze psicologiche, psicoterapia, seminari o altre richieste, puoi scrivere a Gioele D’Ambrosio oppure telefonargli al 339.7098160.

 


  • 92
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
    92
    Shares

Gioele D'Ambrosio

Psicologo, psicoterapeuta. Esperto in disturbi d'ansia e dell'umore, attacchi di panico, dipendenze affettive, supporto alla genitorialità e alla famiglia. Conduce gruppi per la crescita personale, lo sviluppo della consapevolezza e della spontaneità. Leggi gli altri articoli di Gioele D'Ambrosio.

11 Risposte

  1. Giulia ha detto:

    Anche io sono come tutti voi miei cari :insoddisfatta. Sento la serenità so cos è. Sono stata felice a volte nella mia vita, ma ormai è da tempo che non c riesco più. cerco continuamente la realizzazione nei posti sbagliati. Però ci provo. Cambio lavoro ogni tre mesi, mi innamoro delle persone più sbagliate, sono arrivata anche a stare tre mesi senza lavorare x capire quello che volevo ma invece d capirlo li ho solo spesi con un coglione. Ogni volta mi dico però che ogni esperienza sbagliata avvicina anche le persone come me infelici a capire maggiormente quello che vogliono nella vita. Io ho capito solo dopo aver avuto un fidanzato sempre rifornito di droga che non sono una drogata. Pensavo di esserlo prima d stare con lui. Poi ne ho avuta così tanta che ha iniziato a farmi schifo. Potrebbe essere una tecnica d guarigione per gente come noi. Buttarsi nelle cose che c danno qualche stimolo x star bene. Seguire la luce nel buoi. Peccato che se queste luci si rivelano incendi dolosi si rimane fregati. Non so a volte vedo la mia vita come una strada di montagna piena di curve salite e discese chissà se raggiungero mai la vetta. Temo a volte di cadere dal burrone.

  2. bruno ha detto:

    A 76 anni compiuti si può ancora parlare di “insoddisfazione”?
    Oppure sarebbe più corretto (e utile) rassegnarsi e accontentarsi di una vecchiaia insoddisfatta, anche se vissuta in salute e attivamente.
    Mi spiego: sono soddisfatto della vita che ho vissuto come delle scelte importanti che ho fatto; riesco ancora a scegliere e attuare cose che ho fatto e mi sono piaciute in passato (mi riferisco, ad esempio, ai viaggi, ad “andarmene in giro”); ma la soddisfazione che queste cose oggi mi danno, nei momenti di inattività per il riposo imposto dall’età (non ho più 40 anni!) viene oscurata, spesso annullata dall’insoddisfazione di non sapere come riempire il tempo del riposo se non con cose che ritengo una “perdita di tempo”. Oppure è come se la soddisfazione che le cose che scelgo di fare e che riesco a fare non derivasse dal piacere delle cose in sé, ma dall’essere riuscito a farle, dall’essere riuscito a scegliere un’alternativa ad altre che ritengo sicuramente insoddisfacenti. Come lo sono, insoddisfacenti, le (non)scelte impostemi dall’età.

  3. Flavio Russo ha detto:

    Sono un 55 enne.
    Avevo una grande passione per il mio lavoro e ho raggiunto diversi ottimi risultati in passato.
    Mi aspettavo delle ottime occasioni professionalmente parlando.
    Sono sempre stato convinto (almeno fino a pochi anni fa) che lavorare di qualità, con dedizione e con passione prima o poi porta a meritate aspettative.
    Non ho mai voluto fare un lavoro solo per … “guadagnarmi la pagnotta” consapevole che per
    quanto possa essere stancante un lavoro occupa la maggior parte della vita di un essere umano e.. quindi tanto vale cercare di trovarne uno che ci lasci un po di soddisfazioni, che sia stimolante.
    Mi sono sbagliato.
    Nel 2015 sono finito a lavorare in un’ azienda che prende i propri dipendenti e li manda a lavorare in grosse aziende.. insomma.. in prestito.
    Mi sono da subito sentito un mercenario, un attrezzo e.. così giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno quelle mie passioni, e tutti i risultati raggiunti sono finiti.
    E’ scomparso da me ogni entusiasmo, ogni stimolo, mi trascino le giornate come un peso.
    Non trovo nessuna grinta, tutto sembra scontato, imbalsamato, di una noia mortale.
    Quì dove sono, non ho spazi di libertà di alcun genere.
    Mi devo sorbire delle “pappe pronte” fatte da altri e non posso far valere le mie esperienze
    raggiunte in alcun modo.
    Mia moglie dice che comunque abbiamo un buon stipendio e che abbiamo meno ansie ma io dentro sono spento.
    Anche prima avevamo ottimi stipendi ma si viveva spesso in uno stato di ansia per diversi motivi che ora ritengo lunghi da spiegare.
    Purtroppo ora c’è anche l’età che la fa da padrona.
    All’ interno di queste aziende così grosse ci ci si sente davvero un numero…è una situazione impantanata da cui non riesco più ad uscire.
    Meno male che pratico dello sport altrimenti credo che sarei finito già in una profonda depressione.
    Ora non mi interessa più il mio lavoro e.. forse anche quello che ho intorno ha perso un po di significato (moglie, figli .. hobbies.. tutto).

  4. sara ha detto:

    io ho 32 anni e son 32 anni che sono insoddisfatta della mia esistenza anche se non dovrei: ho un lavoro ( ma che mi porta tanta ansia e insicurezza e non ho le palle di cambiare); ho un ragazzo da 10 anni ma anche qui forse non sono piu innamorata e non lo lascio per paura, convivo anche se a stento riesco a pagare l’affitto..ma mi manca sempre qualcosa: vorrei sposarmi, avere figli ma non ho le possibilità economiche di farlo ma so anche che se fossi sposata e avessi prole sarei scontenta perc hè vorrei altro..nono ho possibilità di andare da uno psicologo o di essere aiutata per cui ripongo tutto dentro e anche se nn lo faccio vedere fuori ci sto male..ma come si dice mi manca sempre30 per fare 31..ormai ci sno abituata e anche se mi ci metto non riesco a cambiare perchè non ho un obiettivo davanti da raggiungere…

  5. Epica ha detto:

    Lasciamo stare.. 34 anni e non so nemmeno più dove sono girata. E se lo sono stata mai :O

  6. Kate ha detto:

    vivo insoddisfatta a quasi 29 anni la mia vita è già un completo fallimento… il mio lavoro non è quello che sognavo di fare, non ci sono portata e non mi interessa quindi lo faccio di malavoglia… non ho mai concluso i miei studi per colpa di un amore sul quale ho investito e per il quale mi sono trasferita ma che poi inesorabilmente si è concluso con cattiveria, rancore e amarezza e dal quel momento anche la mia vita sentimentale è diventata un completo disastro… incapace di accontentarmi, incapace di stare in un rapporto.
    L’unica cosa che vorrei è scomparire per sempre da tutto e tutti e finalmente smettere di essere una delusione per tutti i miei cari e per me stessa.
    Sto cercando di ritrovare la mia strada ma ora con tutte le responsabilità della vita adulta gli errori di gioventù hanno preso la guida del mio futuro.
    La vita è ingrata… bisogna avere la fortuna e la maturità di riuscire fin da giovanissimi a fare le scelte giuste ma questa cosa è così difficile!

    • Simone Viccarone ha detto:

      ciao kate..ho letto il tuo commento provando una certa empatia nelle tue parole. posso immaginare cosa provi e sono d’accordo sul tuo punto di vista. Non abbattiamoci pero, troviamo sempre nuovi spunti e obbiettivi per noi stessi, anche se la vita non si gira mai dalla nostra parte. guardiamo sempre la nostra strada e sono sicuro che un giorno guardandoci indietro apprezzeremo le nostre scelte, giuste o sbagliate che sono state, ma pur sempre NOSTRE scelte, che ci hanno portato ad essere quello che siamo.
      ti mando un abbraccio.
      simone

  7. Enrico ha detto:

    interessante articolo, la psicologia o la psicanalisi è così affascinante quanto una materia così complessa da comprendere o capire la mente umana. Io mi sento generalmente e inconsciamente insoddisfatto, io in maniera automatica, per il fatto di routine, anche se’ sono parzialmente consapevole che pecco di pigrizia, cerco di evitare la noia focalizzandomi sul uso smodato di utilizzo del computer/internet, così facendo in modo di alterare il ciclo “essere svegli” ed il sonno, solo perchè non sento inconsciamente “grato” o “soddisfatto” o “felicità”, come posso io sentirmi inconsciamente “grato” o “felice”, da un approccio di vita che ha me sembra “noiosa” e “vita di routine”, credo che se’ io sapessi il cuore della mia “insoddisfazione”(per meglio dire la noia), riprenderei le redini del ciclo “essere svegli” e sonno(perchè vado ha dormire tardi). ciao.

  8. Matteo ha detto:

    Vivere insoddisfatti e’ una condanna. Smettete oggi di esserlo! Dovete pensare di piu’ con la vostra testa ed essere piu’ egoisti in un certo senso. La felicita’ e la liberta’ non le regala nessuno, bisogna volerle. Quindi basta vivere in una gabbia, basta avere la testa imbottita di preconcetti! Essere se stessi, qualunque cosa significhi, serve avere coraggio per affrontare persone e situazioni scomode, ma solo passando attraverso tutto questo possiamo smetter di essere insoddisfatti! e se poi ne rimane un pizzico, beh ben venga, perche’ sara’ il sale per poter cambiare ancora e realizzare i propri obiettivi, i propri sogni. O almeno poter dire di averci provato!!!

  9. elio ha detto:

    mi sento insoddisfatto sempre critico nei miei confronti e questo disaggio si manifesta sempre di più, me ne accorgo adesso che ho 37 anni e nella mia vita lavorativa non ho mai progredito come dovevo, la causa di tutto cio sono io ed e’ con me che ho tanta amarezza, anche chi mi sta vicino si rende conto di quanto malessere provo perché la sofferenza e evidente.
    Inutile dirlo vorrei essere più motivato e meno angosciato per ritrovare la sicurezza che tanto mi manca e poter dare ai miei cari le risposte che tanto aspettano da me devo assolutamente riuscirci ma di sicuro oltre che i miei stati d’animo anche la crisi non mi aiuta da dove posso ripartire per non abbattermi?

  10. veronica ha detto:

    mi interessano molto i vs. articoli,grazie