Io dallo psicoterapeuta? Non ne ho bisogno!

Andare dallo psicologo o dallo psicoterapeuta non è certo prassi comune, anzi. Ci sono persone infatti che non credono nella psicoterapia. Come se la psiche fosse un mondo inaccessibile, a volte mostruoso e a tratti anche poco interessante. Addirittura pensano che siano tutte sciocchezze e che avere dei problemi o delle sofferenze sia da persone deboli o addirittura “pazze”. Ma in questo si sbagliano. Vediamo perché.

Malgrado siano passati più di cento anni dalla nascita della terapia psicologica, sono ancora duri a morire alcuni pregiudizi e luoghi comuni intorno alla psicoterapia. Abbiamo già affrontato in altri articoli quando è utile una psicoterapia, cosa aspettarsi da essa, qual è la sua efficacia ed altro ancora (vedi menù psicoterapia).  Ma vediamo alcuni pregiudizi ancora vivi e vegeti tra la gente comune:

”Io tanto mi curo da solo”

Certamente è lodevole far leva sulle proprie forze e sulle proprie risorse. E se una persona veramente ci riesce, è a dir poco straordinario. Quello che però non sa una persona che sostiene di non voler andare dallo psicoterapeuta perché vuole farcela da solo, è che fare un percorso psicoterapeutico non significa appoggiarsi ad un altro, delegando quindi al terapeuta la risoluzione dei suoi problemi. Il suo aiuto consiste specificatamente nel mettere la persona nelle condizioni di farcela da sola, di attivare e sviluppare le sue risorse interiori, di riconoscerle prima di tutto, ma anche di valorizzarle e applicarle pienamente nella vita quotidiana. Tutto il contrario quindi, di quello che si pensa. Questo naturalmente non significa che chi ha un problema debba fare una psicoterapia: deve provare in effetti a risolverlo da solo, sapendo però che, se non ci riesce, c’è questo strumento da poter utilizzare.

“Non ci credo, sono tutte sciocchezze!”

Molte persone ancora dicono di non credere nella psicoterapia, come se fosse un’ideologia o un atto di fede. Questo pensiero tende a negare l’esistenza della dimensione psichica nella nostra vita. Molti magari non sanno che la psicologia nacque non per una bizzarria di qualche medico poco serio, ma dalla urgente necessità di curare disturbi che altrimenti non potevano essere superati, o quantomeno gestiti in altro maniera. Negarne quindi la concretezza, così come l’efficacia, è come continuare a considerare l’uomo solo dal punto di vista biologico, trascurando così l’intera dimensione psicologica che esiste e si esprime attraverso sintomi di diversa natura.

“Perchè raccontare le mie cose ad un estraneo?”

Molti pensano che sia preferibile raccontare le proprie cose e le proprie sofferenze ad un amico, piuttosto che ad un estraneo. E’ un modo di pensare certamente comprensibile, che però ignora il fatto che, per parlare in modo risolutivo di alcuni problemi, a volte è necessario proprio la presenza di un estraneo, una persona cioè, che non è coinvolta direttamente dal punto di vista emotivo e affettivo, e che, con la sua professionalità, possa aiutare ad orientarsi in ambiti che, per la maggior parte delle persone, sono sconosciuti. Il terapeuta, nel suo non coinvolgimento, è garanzia per noi della sua lucidità di intervento. Gli amici sono sicuramente fondamentali, ma di fronte ad una depressione, ad un’anoressia, ad attacchi di panico, ad un disturbo ossessivo non possono fare molto.

Cristiana Milla, psicologa e psicoterapeuta. Per avere maggiori informazioni, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli. Per consulenze psicologiche, psicoterapia, seminari o altre richieste, puoi scriverle una mail all’indirizzo [email protected]  oppure telefonarle al 339.6137545.