Bambini ancora nel lettone di mamma e papà

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Genitori, state tranquilli! I bambini non necessitano del lettone per essere sicuri e felici: i timori e le insicurezze dei piccoli possono essere soddisfatti pienamente durante il giorno.

Vediamo una situazione tipica: mamma e papà sono a letto. La passione si è finalmente accesa, ma proprio sul più bello, senti chiamare “Mamma!” o lo senti piangere e la magia svanisce improvvisamente.

Per una coppia genitoriale la sessualità diventa quasi un miraggio, soprattutto quando i figli sono ancora piccoli; anzi, spesso diventa una vera e propria corsa a ostacoli:  colpa del tran tran di tutti i giorni, della stanchezza, ma anche, e questo è il dato più realistico, della presenza scomoda nel lettone.

 

Il lettone: croce e delizia di mamma e papà

E’ vero, spesso i bambini dormono ancora nel lettone di mamma e papà. E con bambini non intendo solo quelli più piccoli. Sto parlando anche di quelli diciamo più cresciutelli: quattro, cinque, sei anni e oltre. Sono storie, queste, che sento quotidianamente, sia nell’ambito della mia professione, che nelle vesti di mamma.  Per esempio quando vado al parco con le mie bambine, non è più una novità sentire altre mamme lamentarsi della loro vita sessuale ormai quasi inesistente e del fatto che non riescono, ma nella maggior parte dei casi direi che neanche ci provano a spostare il loro bambino, piccolo o grande che sia, nella propria cameretta. La situazione è ormai quella e secondo loro è impossibile da modificare.

Ma attenzione, concedere questa abitudine al piccolo è molto semplice e facile, ma quando l’abitudine è radicata, toglierla richiede un impegno e una fatica a volte molto frustranti che i genitori sono poco inclini ad affrontare.

 

Meglio tutti nel lettone

E’ assodato che la nascita di un figlio determina un cambiamento enorme all’interno della coppia: spesso il nuovo arrivato assume il ruolo indiscusso di principino di casa e quindi all’inizio gli si permette qualunque cosa.

E’ come se improvvisamente la vita inizia a girare tutta intorno al nuovo nato e ciò determina uno stress enorme all’interno della coppia, che già si trova alle prese con un nuovo equilibrio da ristabilire. Non si è più in due.

Il bisogno di contatto fisico con la mamma è normale nei primi mesi di vita, soprattutto durante il periodo dell’allattamento, e far dormire il neonato nel lettone lo aiuta certamente a regolarizzare il battito cardiaco, la temperatura corporea, ad aumentare le difese immunitarie e soprattutto ad avere un sonno più tranquillo. Poi, perché il bambino possa conquistare la sua individualità, ha bisogno di un lettino solo per sé e soprattutto di un suo spazio, come ad esempio una cameretta. E’ vero, magari molte famiglie non possono permettersi una casa più grande, però, anche se c’è la possibilità di un cameretta ad hoc, nella maggior parte delle situazioni reali, il bimbo continua a dormire nella camera dei genitori, magari nel suo lettino ma il più delle volte ancora nel lettone di mamma e papà. Questo naturalmente non permette ai genitori di ritrovarsi e di vivere serenamente la loro sessualità come coppia.

Si preferisce quindi dormire tutti insieme nel lettone: questo assicura un decoroso riposo soprattutto per i genitori, che altrimenti sarebbero costretti a continui andirivieni tra una camera e l’altra con l’inevitabile rischio di passare la notte in piedi e in bianco. È per questo che, molti genitori, anche a scapito della propria “vita di coppia“, cedono alle richieste e si ritrovano con bimbi di tre, quattro, cinque anni che regolarmente passano le loro notti nel lettone.

 

Ma dov’è finito il sesso?

Altro che sesso, si potrebbe rispondere! E già! Perché la donna è già fisiologicamente molto provata dal parto, dall’accudimento del neonato, dalle ripetute sveglie notturne e, se a tutto questo, si aggiunge il fatto che spesso riprende il lavoro dopo pochi mesi e che magari non ha neppure qualcuno su cui contare come i nonni, non è certo semplice non crollare sfinite la sera presto.  Poi se a questo si aggiunge che anche il compagno è stressato, perché messo alla prova dal senso di responsabilità che un figlio comporta e dalle ripetute notti insonni il quadro è completo. In realtà però l’uomo recupera molto più facilmente energia e desidera avere rapporti sessuali con la propria compagna che invece spesso si nega, appunto per stanchezza. Lui quindi brontola, lei gli fa ripetutamente presente che “non comprende quello che lei sta attraversando e che pensa solo a quello” e si accende così un copione fatto di rancori e ripicche. Il risultato? Lui finisce a dormire sul divano del salotto e lei nel lettone abbracciata al suo bimbino.

E’ evidente che il bambino nel lettone rappresenta, il più delle volte, un segnale di una problematica di coppia e diventa spesso un alibi raccontarsi che “ma lui proprio non ci vuole stare di là in cameretta perché piange tutta la notte e io devo dormire perché domani devo andare a lavorare”!

 

Cosa si può fare?

Intanto vorrei dare per scontato che il papà non deve per nessuna ragione migrare sul divano. Questo è un pessimo messaggio da trasmettere ai figli.

Il bambino invece deve capire qual’è il suo posto all’interno della famiglia: non deve diventare il partner della mamma! E poi deve imparare che non è tra mamma e papà, ma con mamma e papà.

In particolare intorno ai 3 anni, quando attraversa la fase edipica e cerca di intrufolarsi maggiormente nel lettone, i suoi tentativi vanno scoraggiati, insieme e serenamente come “coppia alleata”. Anche se per lui sarà doloroso vivere questa esclusione, imparerà che è escluso soltanto da una parte della relazione con i genitori, quella strettamente coniugale. Una sorta di educazione sentimentale per il suo corredo futuro che gli insegna a tollerare di voler bene a qualcuno impegnato anche in altre relazioni affettive importanti.

E’ necessario quindi sviluppare un po’ di pazienza (i figli crescono in fretta) e cercare di ritagliarsi del tempo per la coppia tramite l’aiuto di qualcuno (nonni, zii, amici) o cercando di organizzare momenti ad hoc come ad esempio una famiglia accudisce i bambini e l’altra ne approfitta per starsene un po’ per i fatti propri. Questo aiuto reciproco è molto comodo e utile anche quando i bimbi iniziano a crescere. Avere per esempio un pomeriggio per ricaricare le pile della coppia, non solo è estremamente piacevole, ma permette di rivivere un rapporto d’intimità senza dover stare con l’orecchio teso perché ci sono i bimbi in giro per casa.

Anche una sera fuori ogni tanto può essere d’aiuto per rianimare la coppia e per trovare un momento di serenità. L’importante però è che si esca senza sensi di colpa e non raccontando che si va dal dottore alle otto di sera. I bambini devono comprendere che mamma e papà hanno i loro bisogni, le loro necessità, i loro tempi e i loro spazi e la voglia di stare insieme, anche senza bambini.

 

Cristiana Milla, psicologa e psicoterapeuta. Per avere maggiori informazioni, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli.

Per consulenze psicologiche, psicoterapia, seminari o altre richieste, puoi scriverle una mail all’indirizzo [email protected]  oppure telefonarle al 339.6137545.


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Cristiana Milla

Psicologa, psicoterapeuta. Esperta in disturbi d'ansia, disturbi alimentari, difficoltà sessuali, dipendenze affettive, supporto alla genitorialità e alla famiglia. Collabora con l'Istituto di Psicosintesi di Roma. Leggi gli altri articoli di Cristiana Milla.