Genitore: qual è il tuo stile di comportamento?

  • 68
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
    68
    Shares

Quando un genitore si relaziona ad un figlio, soprattutto quando deve affrontare con lui un conflitto o un problema può adottare diversi stili di comportamento.

genitori stiliIl dott. John Gottman, nei suoi studi sull’intelligenza emotiva, sostiene che questi stili, quattro in tutto, incidono in modo determinante sulla crescita emotiva dei nostri figli. Gli effetti di queste differenti modalità di comportamento influiscono sulle capacità del bambino o del ragazzo nel saper gestire e regolare le proprie emozioni, nel fidarsi dei propri sentimenti, nell’avere un’alta stima di sé, nel risolvere i problemi, nel creare delle amicizie e nello stare bene insieme ai coetanei.

Sì, perché la conquista dell’autonomia di un figlio passa sicuramente dallo stile educativo che i genitori adottano nei loro confronti.

In quale stile ti riconosci?

Partiamo da un classico esempio di conflitto con i propri figli nel quale ogni genitore possa riconoscersi:

Mamma Giulia (o papà Matteo) è già in ritardo per andare al lavoro mentre cerca di convincere sua figlia Chiara, di tre anni, a mettersi la giacca per portarla all’asilo. Dopo una colazione fatta in fretta e furia e una battaglia su quali vestiti indossare, anche Chiara si è innervosita. In realtà non le importa che la mamma abbia un appuntamento al lavoro tra meno di 40 minuti. Vuole stare a casa a giocare e glielo dice. Quando la mamma gli risponde che questo non è assolutamente possibile, Chiara si butta a terra, scalpitando. Si sente triste e arrabbiata e si mette a piangere.

Come risponderà mamma Giulia per risolvere la questione e che modalità di comportamento metterà in atto? E tu invece, genitore che stai leggendo, come ti comporteresti?

Analizziamo di seguito i diversi stili di risposta che mamma Giulia mette in atto e che, secondo il dott. Gottman, sono i più comunemente adottati dai genitori (mentre stai leggendo, pensa all’interazioni con i tuoi figli e cerca di notare cosa sembra simile al tuo stile  e cosa c’è di differente invece nello stile del vostro rapporto):

1 – Genitore non curante

Giulia dice a Chiara che la sua ritrosia ad andare all’asilo è ridicola e che non c’era nessun motivo per arrabbiarsi e intristirsi. Poi probabilmente cerca di distrarla dai pensieri tristi lusingandola con una caramella o parlandogli delle attività divertenti che la maestra certamente avrà preparato per lei.

Il genitore in questo caso non si cura delle emozioni negative (tristezza e collera) del figlio, anzi le ignora e le sottovaluta. Magari risolve si al momento, ma presto si ritroverà a dover affrontare il medesimo problema in un’altra situazione.

2 – Genitore censore

La mamma rimprovera Chiara per il suo rifiuto a collaborare, dicendogli che è stanca del suo comportamento infantile e magari la minaccia promettendogli una sana sculacciata.

In questo caso il genitore critica l’espressione di sentimenti negativi del figlio, fino ad arrivare a rimproverarlo o a punirlo per queste sue manifestazioni emotive.

3 – Genitore lassista

La mamma abbraccia Chiara insieme alla sua rabbia e alla sua tristezza, empatizzando con lei. Ma  poi si trova a corto di idee sul da farsi. Non vuole punirla, tantomeno minacciarla, ma neanche rimanere a casa è una soluzione da considerare. Forse, alla fine, trova un compresso: “Ok, giocherò con te dieci minuti, ma poi usciamo di casa senza fare storie ok?“.

Questa soluzione magari è efficace fino al mattino seguente quando il problema con molta probabilità si ripropone. In questo esempio infatti il genitore è permissivo, ossia accetta le emozioni del figlio e si dimostra anche empatico, ma non riesce a offrirgli comunque una guida o a porre dei limiti al suo comportamento.

4 – Genitore empatico

Vediamolo all’opera:

Mamma: Mettiti la giacca Chiara. E’ ora di uscire

Chiara: No! Non voglio andare all’asilo!

Mamma: Non ci vuoi andare? Perché?

Chiara: Perché voglio stare a casa con te a giocare

Mamma: Veramente?

Chiara: Si. Voglio stare a casa.

Mamma: Penso di capire come ti senti ora. Ci sono certe mattine che anch’io vorrei rimanere a casa con te, a guardare i libri insieme, a giocare con te, invece di uscire di casa per andare al lavoro. Ma sai una cosa? Ho dato la parola a quelli dell’ufficio che sarei stata li alle 9, e non posso mancare alla parola data.

Chiara: (Inizia a piangere)  Non è giusto! Uffa! Non ci voglio andare!

Mamma: Vieni qui Chiara (la abbraccia). Mi dispiace tesoro, ma non possiamo rimanere a casa. Scommetto che è questo che ti fa arrabbiare vero?

Chiara: Si

Mamma: E sei anche un pò triste, vero?

Chiara: Si

Mamma: Anch’io sono un pò triste sai? (la lascia piangere un pò tenendola stretta e lasciando che sfoghi le sue lacrime).  Senti un pò cosa facciamo. Pensiamo a domani, che è sabato e non dovremo andare al lavoro e all’asilo. Possiamo passare tutta la giornata insieme. Cosa ti piacerebbe fare domani?

Chiara:  Mamma possiamo fare i biscotti e guardare i cartoni?

Mamma: Certo! E’ una bellissima idea! E che altro?

Chiara: Possiamo anche andare al parco, quello nuovo dove ci sono quei scivoli grandi?

Mamma: Va bene! Ma adesso è ora di uscire, d’accordo?

Chiara: Si mamma… (escono).

Il genitore in questo caso risponde empatizzando con la figlia, diventando consapevole dell’emozione del bambino. Riconosce in quel sentimento un’opportunità di vicinanza e di insegnamento. Ascolta con empatia, e convalida i sentimenti della figlia e la aiuta a trovare le parole per definire le emozioni che sta provando. Pone infine dei limiti, mentre esplora le strategie per risolvere il conflitto in questione.

L’empatia: fondamento per ogni genitore efficace

Da quanto è emerso, si evince che i genitori dovrebbero certamente porre dei limiti ai comportamenti dei figli, ma sicuramente non alle loro emozioni o ai loro desideri. Quindi non solo l’empatia ha importanza, ma è il fondamento per ogni genitore efficace.

Il genitore empatico infatti potrebbe sembrare a prima vista molto simile a quello non curante, poiché entrambi cercano di distrarre la figlia, inducendola a pensare  a qualcosa di diverso dallo stare a casa. Ma c’è una differenza sostanziale. La mamma empatica riconosce la tristezza e la rabbia della figlia, la aiuta a dare un nome a quelle sensazioni, le lascia il tempo di assaporare i suoi sentimenti e le sta vicino mentre piange. Non cerca di distrarre la sua attenzione dal sentimento (tristezza o collera) che sta provando. Né la rimprovera per il fatto di provarlo, come fa invece il genitore censore. Al contrario fa comprendere alla figlia che rispetta i suoi sentimenti e ritiene che i suoi desideri siano validi. Al contrario del genitore permissivo, quello empatico però pone dei limiti: ci mette qualche minuto in più ma riesce a mostrare alla figlia che è possibile andare oltre i suoi sentimenti tristi (una volta identificati, sperimentati e accettati) e guardare avanti verso il divertimento del giorno dopo.

Per approfondire leggi anche:

Genitori empatici, figli emotivamente più intelligenti

Come si diventa genitori empatici

Essere genitore: quanta autorità nell’educare i figli?

L’importanza delle regole nell’educare i figli

“Se lo fai un’altra volta, mamma si arrabbia!”

Punizioni fisiche sì? Punizioni fisiche no?

Figli: 5 consigli su come trasmettere le regole

 

Cristiana Milla, psicologa e psicoterapeuta. Per avere maggiori informazioni, visita la sua pagina personale  e leggi gli altri articoli.

Per consulenze psicologiche, psicoterapia, seminari o altre richieste, puoi scriverle una mail all’indirizzo [email protected]  oppure telefonarle al 339.6137545.


  • 68
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
    68
    Shares

Cristiana Milla

Psicologa, psicoterapeuta. Esperta in disturbi d'ansia, disturbi alimentari, difficoltà sessuali, dipendenze affettive, supporto alla genitorialità e alla famiglia. Collabora con l'Istituto di Psicosintesi di Roma. Leggi gli altri articoli di Cristiana Milla.