In Italia la migliore assistenza per una malattia mentale?

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L’ Italia è il paese al mondo che offre la migliore cura e la migliore assistenza a una persona che ha una malattia mentale grave. Lo sostiene Allen Frances in un articolo di qualche settimana fa, un articolo che ho trovato molto bello e che al tempo stesso mi ha fatto rabbia. Tra parentesi, Frances è lo psichiatra che ha guidato la task force che diversi anni fa ha realizzato l’edizione IV del manuale di diagnosi psichiatrica più diffuso al mondo, il DSM.

 

L’ assistenza psichiatrica negli Stati Uniti

Nell’articolo in questione, Frances sostiene che l’assistenza psichiatrica negli Stati Uniti sia la peggiore al mondo: la chiusura degli ospedali psichiatrici non avrebbe portato alla creazione di servizi sul territorio e 600.000 delle persone con malattia mentale grave prima ospitate negli ospedali psichiatrici sono finite in carcere o per strada. È un numero che mi sembra enorme, senza che con ciò io abbia la minima nostalgia per gli ospedali psichiatrici, luoghi che lo stesso Frances descrive come sporchi, affollati, puzzolenti e deprimenti, delle vere e proprie “fosse dei serpenti”.

 

italia assistenza malattia mentaleL’ assistenza psichiatrica in Italia è la migliore al mondo

Dall’altro lato, secondo Frances, l’Italia offre la migliore rete di servizi di salute mentale al mondo. Nel dire ciò Frances fa riferimento a Trieste e al lavoro di Basaglia. L’articolazione dei servizi è descritta con le parole di Colucci – che in quei servizi lavora – in modo breve ma splendido: abitazioni, centri di salute mentale aperti sulle ventiquattro ore, sette giorni alla settimana e con la possibilità di accogliere sei-otto pazienti temporanei, unità psichiatriche all’interno  di ospedali generali, assistenza domiciliare, centri sociali, cooperative di lavoro e opportunità ricreative. Non per niente, nel 1987, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha nominato Trieste quale centro di collaborazione pilota per la deistituzionalizzazione e l’assistenza della salute mentale all’interno della comunità in cui le persone vivono.

A Trieste, continua Frances, i centri di salute mentale sono punto di accesso, pianificazione e cura. Concretamente,

fanno le valutazioni iniziali, forniscono psicoterapia, dispensano farmaci, servono il pranzo tutti i giorni ai pazienti e anche a familiari e amici di questi ultimi e creano opportunità sociali, ricreative e di lavoro.

Le attività di gruppo che coinvolgono personale, volontari, pazienti e famiglie promuovono una rete sociale di amici, colleghi, vicini di casa e altri che svolge un ruolo importante nel processo terapeutico di reinserimento sociale. La riabilitazione è promossa attraverso le cooperative, i laboratori espressivi, la scuola, gli sport, le attività ricreative, i gruppi giovanili e di auto-aiuto.

Un lavoro di assistenza e terapia basato sulla negoziazione, la costruzione di un tessuto sociale, il sostegno della libertà individuale e dei punti di forza di chi sta male.

 

“La società dovrebbe dare la possibilità a tutti di vivere con dignità”, Franco Basaglia nella fiction C’era una volta la città dei matti

 

Roma e la psichiatria futura

Non so se Frances avrebbe una visione così rosea anche dei servizi che Roma offre a una persona con una grave malattia mentale. Ed è il pensare alla situazione romana che mi ha fatto arrabbiare. A Trieste centri di salute mentale aperti sulle 24 ore e anche di domenica, a Roma centri di salute mentale che vengono accorpati così che, da due servizi dal personale numericamente insufficiente, se ne crei uno solo, forse con il personale come previsto dalla pianta organica. Cosa accadrà all’assistenza a chi ha una grave malattia mentale nel 2016? So solo che dall’1 gennaio anche le Asl di Roma si sono accorpate, passando da 8 a 6. Mala tempora currunt.

 

Per approfondire

10 ottobre 2013, Giornata mondiale della salute mentale

6 film sulla schizofrenia, dal Solista a Birdy

Il lato positivo dell’ autismo e Temple Grandin

Storie di città: riabilitazione psichiatrica e soggettività

Disturbi mentali e violenza: c’è un nesso?

 

Photo credit: digitalart

 

Rosalia Giammetta, psicologa e psicoterapeuta, si occupa di adulti e adolescenti, a Roma. In particolare, è specialista in disturbi d’ansia e depressione e nella prevenzione dei comportamenti a rischio. Ha condotto numerose attività di formazione e ha pubblicato il volume L’adolescenza come risorsa. Per saperne di più, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli.

Per consulenze psicologiche, psicoterapia, scrittura di progetti, seminari o altre richieste, puoi scriverle una mail su [email protected] oppure telefonarle al 349.8195168 e prendere un appuntamento.

 


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Rosalia Giammetta

Psicologa, psicoterapeuta a orientamento psicodinamico, specialista in disturbi d'ansia, esperta in psicologia dell'adolescenza e dinamiche di gruppo, progettista. Leggi gli altri articoli di Rosalia Giammetta.

Una risposta

  1. Remember ha detto:

    Penso che l’Italia, a differenza del resto del mondo, con tutti i suoi contro, ha deciso di togliere i manicomi (diciamo così anche se qualche simulacro c’è ancora) quindi un paziente passa nelle mani delle cooperative o degli ospedali descritti sopra, questo porta secondo me, ad una ricerca più precisa e ad un’osservazione da parte di più occhi, quindi pareri. Con il manicomio si limitava il paziente e si dava per certa una terapia definita, non veniva più riconsiderata la prognosi, adesso si cerca la soluzione quindi non si può dare spazio a liberi arbitri o negligenze perchè puntano al reinserimento non alla detenzione.