1 marzo giornata mondiale contro l’autolesionismo
Il primo marzo è la giornata mondiale sull’autolesionismo, un’occasione per parlare di autolesionismo e capirne di più.
Il primo marzo è la giornata mondiale sull’autolesionismo, un’occasione per parlare di autolesionismo e capirne di più.
Il contatto fisico tra due persone può assumere significati diversi, a seconda delle persone coinvolte. Alcune di esse schivano i baci sulla guancia, gli abbracci o evitano i luoghi affollati dove il contatto tra le persone è quantomeno inevitabile. Nervosismo, angoscia, senso di soffocamento sono le sensazioni che solitamente assalgono chi rifugge il contatto fisico. Sentire che l’altro ha superato la distanza di sicurezza e magari ci sta abbracciando spontaneamente anche solo per dimostrare riconoscenza, ci crea disagio, imbarazzo, fastidio, malessere: è come sentirsi nudi, senza protezione.
Sidiki Conde a quattordici anni ha perso l’uso delle gambe. Ma non si è arreso. Per integrarsi nella sua comunità, Conte ha imparato a danzare in un modo tutto suo e oggi insegna danza e percussioni. Splendido esempio di resilienza.
Autolesionismo significa causare in modo intenzionale e ripetitivo un danno al proprio corpo. Non è un tentativo di uccidersi né di ottenere attenzione, ma un modo per cercare sollievo a emozioni e pensieri intollerabili.
Cutting significa tagliarsi la pelle con lamette o qualsiasi altro oggetto affilato (chiodi, forbici, coltelli), senza avere l’intenzione di uccidersi. È una forma ripetitiva di autolesionismo: chi la attua ha spesso una sensazione di sollievo da emozioni e situazioni intollerabili.
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Sarà l’occasione per fare esperienza di cosa voglia dire prendersi cura di se stessi.