Sarcasmo in psicologia: quando e perchè

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sarcasmo

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La maggior parte di noi ha utilizzato, in un’occasione o nell’altra, il sarcasmo senza rendersene conto, così come ognuno di noi, in grado più o meno variabile, vi si mostra sensibile. Ma cos’è il sarcasmo e perché viene utilizzato in particolari situazioni?

Il termine sarcasmo deriva da greco sarkazein, che significa “fare a brani la carne come potrebbe fare un cane”. È spesso usato in maniera umoristica o ironica, e può essere sottolineato anche attraverso particolari intonazioni della voce per enfatizzare particolari parole o parti dell’affermazione. Il dizionario definisce il termine in questo modo: “Aspra affermazione, penetrante o amara; scherno o rimprovero tagliente”; e ancora: “Il ricorso a una serie di considerazione amare, caustiche o pungenti, che esprimono disprezzo, spesso facendo uso di un’affermazione invertita o ironica, in risposta a qualche offesa o dispetto subiti, con l’intento di ferire i sentimenti altrui”. Da queste definizioni due elementi emergono: primo, l’aggressività, in gran parte inconscia, evidente però nell’impiego di termini subito come amaro, tagliente e disprezzo; secondo, l’intento di danneggiare l’autostima dell’oggetto bersaglio, o di diminuirne il prestigio agli occhi degli altri.

Un esempio eccezionale di dialogo sarcastico è quello tra Bernard Shaw (drammaturgo, narratore e saggista irlandese) e Winston Churchill. Bernard Shaw mandò a Churchill un biglietto per la prima di una delle sue commedie con una nota: “Avrei piacere di vederla tra il pubblico”. Churchill restituì il biglietto con un messaggio: “Mi dispiace di non poter partecipare alla prima. Verrò volentieri a una replica, se ce ne sarà una”. Bernard Shaw gli mandò allora due biglietti per un’altra serata scrivendo: “Avrei piacere che venisse a teatro accompagnato da un amico, se ne ha uno”.

La caratteristica del sarcasmo compare nei soggetti che hanno una particolare tendenza a deprimersi, questo perché le persone suscettibili alla depressione del tono dell’umore hanno un’autostima fragile e dipendente dal sostegno narcisistico proveniente dall’esterno. Quando una persona incline alla depressione soffre una ferita alla propria autostima o viene frustrata in qualche altro modo nel suo bisogno di sostegno proveniente dall’esterno, reagisce con una rabbia, che viene scaricata, a volte, sotto forma di sarcasmo. Naturalmente l’attacco sarcastico è un tentativo di punire l’oggetto deludente, oppure ha lo scopo di far sì che il rivale invidiato si senta deprivato di un suo aspetto buono. Naturalmente, facendo riferimento all’etimologia della parola, a livello inconscio questo attacco assume la forma di un “massacro cannibalistico”.

Il sarcasmo quindi comporta la presenza di impulsi aggressivi primitivi, spesso inconsci, che sorgono in una persona che si sente ferita, deprivata o umiliata, e che cerca vendetta contro coloro che ritiene responsabili di questo stato di cose. La persona sarcastica è spesso ancora bisognosa, coinvolta e dipendente nel rapporto con il mondo esterno. Per contro, le persone molto umili sono solitamente insensibili al sarcasmo, anche se possono talvolta riuscire a riconoscere l’intento ostile di chi vuole colpirli, e risentirsene. Soprattutto le persone soddisfatte di sé provocano la comparsa di una forte ostilità in coloro che si sentono invece deprivate affettivamente e dipendenti dal consenso e dal riconoscimento esterno. Questa ostilità può spesso venire scaricata sotto forma di sarcasmo. In più, i soggetti con grande fragilità dell’autostima possono spesso prendere una lode sincera per una frase sarcastica, dato che si sentono immeritevoli di qualunque buona opinione altrui o proiettano i propri impulsi aggressivi.

Il sarcasmo è dunque uno strumento del debole poiché è indiretto e può talvolta essere scambiato per giocosità. Ma l’umorismo è decisamente un’altra cosa.

 

Bibliografia

Slap Joseph W., One Sarcasm (1966), in “The Psychoanalytic Quarterly”, vol. 35, pp. 98-107

Freud Sigmund (1905), “Il motto di spirito e altri scritti 1905-1908”, Torino, Bollati Boringhieri, 2001

 

Cristiana Milla, psicologa e psicoterapeuta. Per avere maggiori informazioni, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli.

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Cristiana Milla

Psicologa, psicoterapeuta. Esperta in disturbi d'ansia, disturbi alimentari, difficoltà sessuali, dipendenze affettive, supporto alla genitorialità e alla famiglia. Collabora con l'Istituto di Psicosintesi di Roma. Leggi gli altri articoli di Cristiana Milla.

13 Risposte

  1. Yana ha detto:

    Il sarcasmo può essere un modo di proteggere se stesso delle persone unsensibili,se non lai e non trovi un altro modo.Questo è lato positivo del sarcasmo.:)

  2. roberto ha detto:

    credo che Charcot la pensasse in un modo,Pierre Janet in un altro,Freud in un altro ancora,Jung pure,Adler anche,e cosi’ via sino ai moderni Linehan,Kernberg,Searles,Gunderson.Trovo l’articolo destituito di qualsiasi fondamento,asserire che il sarcastico e’ tale perche’ depresso e’ una solenne stupidaggine.

  3. Isabella ha detto:

    Grazie per ciò che scrive. Mi chiedevo se esiste un lato positivo del sarcasmo, dato che un lato positivo c’è sempre in ogni cosa.

    • Cristiana Milla ha detto:

      Salve e la ringrazio per questa domanda. Il sarcarsmo veicola un informazione aggressiva quindi non si può parlare di lato positivo. Se sospendiamo il giudizio, non è ne bene ne male, è semplicemente quello che è. Ha queste caratteristiche. Altrimenti si tratterebbe di un altra cosa.

  4. Laura Vignola ha detto:

    Esaustivo non avrei saputo spiegarlo meglio di così.

  5. paola ha detto:

    Ottimo! Sintetico preciso e accattivante. Tk

  6. RICCARDO MALAFRONTE ha detto:

    Articolo sobrio, fruibile e, soprattutto, ben centrato sulla natura e le origini del sarcasmo, caratteristica unica del genere umano.
    Mi è servito a capire un bel po’ di cose di me e di chi mi circonda.

  7. Franco B. ha detto:

    Le emozioni sono quello che ci rimane della nostra vita. Con gli psicofarmaci ci addormentano e ci tolgono quel che rimane delle nostre emozioni.

  8. riccardo ha detto:

    Scusa Rita, ma perchè ti interessa la biochimica di un emozione? non sarebbe meglio imparare a viversela l’emozione?

    • Flavio ha detto:

      Ma che c’entra??? -.-”
      La scienza è un campo, come tanti altri, profondo, vasto e pieno di fascino.
      E’ normale che susciti interesse, nelle persone che sono in grado di provare emozioni.

      • andrea c. ha detto:

        Sì,proprio per questo è importante andare a fondo nel viversele. la biochimica dell’emozione, secondo me,ti distoglie dal vivertela nel presente. o no?

  9. Rita ha detto:

    Splendida rivista avrei piacer di avere sempre i vostri aggiornamenti se possibile anche di ciò che accade nella biochimica del cervello quando la mente sperimenta un’ emozione

    • Cristiana Milla ha detto:

      Ciao Rita. Grazie intanto per i complimenti sul nostro blog. Se vuoi rimanere sempre aggiornata sui nostri articoli, puoi iscriverti direttamente alla newsletter. Grazie per i tuoi consigli, affronteremo presto anche altri temi.